DISTURBI SPECIFICI DELL’APPRENDIMENTO: CONOSCIAMOCI UN PO’.
Spesso sentiamo dire: “… ha un disturbo specifico dell’apprendimento (DSA)? Ma no, è solo pigro!” oppure: “è intelligente ma non si applica, deve solo stare più attento!”.
Leggere , scrivere e calcolare per noi sono atti così automatici che risulta spesso difficile comprendere le difficoltà che invece riscontrano tanti bambini e ragazzi.
Ma allora quando possiamo “parlare” di DSA ?
Quando SONO presenti:
- un livello di Intelligenza nella norma o superiore.
- difficoltà nell’abilità in lettura e/o scrittura e/o calcolo che compromettono significativamente il successo e la realizzazione scolastica.
Quando NON SONO presenti:
- disturbi neurologici e sensoriali.
- condizioni psicosociali svantaggiate.
- un ambiente educativo inadeguato.
Ma conosciamoli un po’ più da vicino…
DISLESSIA
Il leggere è un processo talmente automatico da sembrare quasi impossibile pensare a come non si riesca a farlo. Tuttavia questo non vale per chi è dislessico e la scienza ci spiega perché.
La dislessia fa parte dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) ed è descritta anche come “disturbo evolutivo” perché inizia a manifestarsi e può essere individuata già dall’infanzia.
- E’ riconoscibile come una minore correttezza e rapidità della lettura a voce alta rispetto a quanto atteso per età, classe frequentata e istruzione ricevuta dal bambino.
- E’ molto frequente notare difficoltà nel leggere lettere, parole intere o non-parole (cioè senza alcun significato) e brani interi (proprio come quelli che ogni giorno si incontrano nei libri di scuola).
Spiegare il significato di dislessia significa anche chiarire che questa caratteristica non deriva da un deficit cognitivo o da altre cause come traumi o blocchi emotivi, ma riguarda solo il processo di apprendimento legato alla lettura.
Per quale motivo?
Perché essa è una condizione neurobiologica, ovvero, dislessici si nasce e con questa caratteristica ci si può convivere tranquillamente adottando le misure necessarie.
DISORTOGRAFIA
La disortografia è un disturbo specifico dell’apprendimento (DSA) che riguarda la scrittura (da un punto di vista linguistico) e si manifesta attraverso una minore correttezza ortografica sotto dettatura e nella produzione autonoma del testo scritto.
In sintesi vi è la difficoltà a tradurre correttamente i suoni che compongono le parole in simboli grafici.
Spesso, osservando i quaderni di scuola è possibile incorrere in errori sistematici (fonologici, lessicali e fonetici) come:
- omissioni di grafemi o parti di parola (pota/porta)
- sostituzioni di grafemi (faso/vaso; verte/verde)
- inversioni di grafemi (il per li; spicologia per psicologia)
- e tanti altri…
Questi errori però non dipendono dallo scarso studio o dalla distrazione!
La scienza ci spiega che i bambini con Disortografia conoscono le regole ortografiche, ma la loro difficoltà consiste spesso nell’ analizzare e distinguere i suoni che compongono la parola e memorizzare la loro forma visiva. Ciò è dimostrato dal fatto che un disortografico può scrivere la stessa parola in maniera differente, anche a distanza di poche righe nello stesso testo.
Inoltre non dimentichiamoci che più il bambino è stanco o sotto pressione maggiori saranno gli errori!
Ecco perché è necessario identificare quanto prima i segni di questa difficoltà persistente e fare in modo che il bambino non sia penalizzato perché commette errori di scrittura.
Tuttavia è molto importante, sia a scuola che a casa, che durante lo svolgimento dei compiti l’errore sia segnalato e si chieda allo studente di autocorreggersi!
Tutto ciò perché? Per il motivo che le competenze ortografiche possono essere migliorate e potenziate, anzi devono!
E’ quindi opportuno intervenire attraverso dei trattamenti individualizzati specialistici per il recupero e il potenziamento, poiché ogni bambino manifesta le sue difficoltà e le sue specificità, nonché i suoi punti di forza che è opportuno rinforzare sempre!
DISGRAFIA
La disgrafia è il Disturbo Specifico di Scrittura di natura motoria (Consensus Conference 2007), cioè una difficoltà nei processi di realizzazione grafica, da non confondere assolutamente con la “brutta grafia”.
Di solito si nota che alcuni bambini non riescono a scrivere correttamente una parola su una riga e la grandezza delle lettere è variabile e spesso a questa condizione si associa anche alla presenza di errori ortografici.
Come per tutti i DSA, anche in questo caso, si può parlare di diagnosi se sono assenti patologie neurologiche, deficit sensoriali mentre sono presenti un livello intellettivo nella norma, un buon livello di istruzione e soprattutto una notevole interferenza con l’apprendimento scolastico e con le attività della vita quotidiana.
- I parametri generali da tenere sott’occhio sono:
- la fluenza: ovvero la velocità media di scrittura
- la qualità del segno grafico: ovvero la leggibilità.
Il problema della velocità e della leggibilità deve manifestarsi in ogni forma di scrittura, inclusa quella preferita e più utilizzata dal bambino e deve essere continuativo nell’arco del percorso scolastico.
E’ necessario considerare anche le caratteristiche di postura, presa e pressione della penna sul foglio che possono portare all’affaticamento nell’attività di scrittura prolungata (lamentando dolori al polso ed irrigidimento dell’avambraccio).
I sintomi della disgrafia variano anche a seconda dell’età del bambino:
- in età prescolare possono evitare di scrivere e disegnare;
- in età scolare spesso mostrano una grafia illeggibile e hanno bisogno di pronunciare le parole ad alta voce durante la scrittura;
- in adolescenza scrivono frasi semplici e con molti errori.
E’ importante ricordare che la diagnosi può essere effettuata solo tramite test opportunamente selezionati, per misurare le capacità motorie e la produzione della scrittura, ed una osservazione scientificamente accurata.
Il riconoscimento di questa caratteristica è fondamentale perché l’impatto della disgrafia sullo sviluppo del bambino varia a seconda dei sintomi e dalla loro gravità:
- restare indietro nel lavoro scolastico
- impiegano molto tempo a scrivere e a prendere appunti
- possono scoraggiarsi e evitare compiti di scrittura.
- fatica ad abbottonare le camicie o allacciare le scarpe
- possono sentirsi frustrati o in ansia.
Tutto questo, alla lunga potrebbe portare a isolamento sociale e problemi col gruppo dei coetanei.
Naturalmente è tanto importante riconoscere, quanto intervenire adeguatamente. Infatti è bene rivolgersi a specialisti per avviare un programma personalizzato, tenendo a mente di lodare sempre il bambino per il suo impegno, cosi da motivarlo ad andare avanti mantenendo alta l’autostima!
DISCALCULIA
E’ facile incontrare bambini che faticano di fronte ai compiti di matematica. Ad esempio:
- svolgere calcoli.
- recuperare a mente le procedure.
- recuperare i fatti numerici per risolvere semplici operazioni.
Tuttavia, quando queste difficoltà diventano persistenti, è possibile trovare alla base di tale fatica un vero e proprio Disturbo Specifico di Apprendimento che interessa il calcolo, meglio conosciuto come Discalculia.
La Discalculia come gli altri DSA è un disturbo “evolutivo” ed è caratterizzato da due differenti profili:
- Deficit delle abilità di cognizione numerica basale: (subitizing, quantificazione, comparazione, seriazione e strategie di calcolo a mente)
ad esempio
difficoltà nel riconoscimento e nella comparazione di quantità semplici; difficoltà a distinguere maggiore da minore;
- Deficit nelle procedure esecutive (scrittura, lettura e incolonnamento dei numeri) e del calcolo scritto (recupero dei fatti numerici e algoritmi di calcolo scritto)
ad esempio
difficoltà ad incolonnare i numeri nello spazio del foglio; sbagliare nella lettura e scrittura di numeri; faticare nel ricordare le tabelline e fatti semplici, come 15+15 o 50+50; errori nel risolvere le operazioni come addizioni, sottrazioni, moltiplicazioni, divisioni;
Bisogna tenere sempre a mente che i bambini con disturbi legati all’apprendimento sono tutti diversi e per avere una corretta diagnosi di discalculia (che può essere effettuata alla fine della 3° classe primaria) sono necessarie prove specifiche e validate scientificamente.
Tale fase è importante perché solo a questo punto è possibile individuare i percorsi e le strategie che possono portare ad un miglioramento, come:
- Identificare i punti di forza e usarli per fronteggiare i punti deboli, facendo comprendere al bambino che la sua fatica non è una condizione legata a pigrizia o a scarse abilità intellettive.
- Attivare un percorso d’intervento specifico e personalizzato.
- Incoraggiare sempre il bambino rendendo più piacevole l’ambiente in cui vive riducendo l’ansia o i sentimenti di inferiorità che potrebbero manifestarsi.
- Creare una rete con altre famiglie che vivono le stesse condizioni. Confrontandosi e partecipando magari ad eventi promossi da varie associazioni sensibili al tema (per esempio AID).
Quanto detto è fondamentale, perché se si riesce a migliorare le competenze del bambino, aumenterà anche la sua autostima e l’umore, che porterà a sua volta, anche ad una crescita della condizione di benessere psico-fisico.









